Le Università italiane non sono ben viste all’estero. Un paese che ha una grande tradizione accademica, oggi ha atenei tagliati su un mercato prevalentemente nazionale, anzi addirittura locale. Docenti e studenti che scelgono corsi appena fuori della porta di casa; un numero eccessivo di facoltà sparse sul territorio e per la maggior parte di piccole dimensioni, tanto da apparire come dei superlicei, poca ricerca, investimenti scarsi e aule sovraffollate.
Nunzio Quacquarelli, l’ideatore dei Global Academic Surveys, il sistema di analisi dei parametri accademici che vengono tradotti dal 2004 in classifiche mondiali dell’eccellenza, non risparmia critiche. Vede l’Italia troppo ripiegata su se stessa e il nostro sistema di formazione superiore incapace di creare progetti validi, che attirino risorse economiche e generino crescita. “Il vostro governo dovrebbe investire di più e meglio e aprire le porte a studenti e accademici internazionali.”
Stando alla classifica mondiale delle migliori università stilata da Quacquarelli, la prima università Italiana la troviamo al 188° posto, con l’Università di Bologna.